Onorevoli Colleghi! - Nel tessuto produttivo del nostro Paese prevalgono, in larga misura, le piccole imprese e le microimprese. La Commissione europea ha emanato il 6 maggio 2003 la raccomandazione n. 2003/361/CE relativa alla definizione di piccole e medie imprese (PMI), categoria in cui rientrano le microimprese, le piccole imprese e le medie imprese, che rappresentano oltre il 99 per cento delle aziende operanti nell'Unione europea. Il team di economisti di Euler Hermes - primo gruppo mondiale di assicurazione dei crediti - ha condotto una ricerca su scala mondiale, intitolata «Redditi e dimensioni delle PMI: la variabile dimensionale», che evidenzia l'assoluta preponderanza delle PMI nei principali Paesi industrializzati. In sostanza, le imprese di grandi dimensioni rappresentano una percentuale inferiore allo 0,5 per cento del totale. Dal confronto tra le strutture imprenditoriali dei diversi Paesi si rileva la preponderanza delle microimprese in Italia (95,6 per cento del totale) e negli Stati Uniti (94,2 per cento) rispetto a una media delle altre realtà che si attesta intorno al 90 per cento. Da questi numeri emerge chiaramente che l'aspetto dimensionale delle imprese non comporta conseguenze macroeconomiche chiaramente leggibili, come spesso è stato ipotizzato, e in tutti i casi è interessante notare come la dimensione contenuta non abbia impedito alle

 

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imprese italiane di dare un contributo fondamentale alla crescita e allo sviluppo nazionali. Oggi, tuttavia, queste imprese si trovano a dover affrontare, tra gli altri, due ordini di problemi: il passaggio generazionale e l'impatto con il mercato globale. In poche parole, la necessaria innovazione non riguarda solo la parte tecnologica del prodotto, ma anche la struttura dell'impresa, la sua gestione, un metodo e un approccio manageriali in sintonia con un mercato sempre più aggressivo. Per innovare, oltre a finanziamenti orientati e guidati, sono sempre più necessarie una visione imprenditoriale e una gestione determinata in grado di concretizzarla. Questi elementi hanno valenza strategica ai fini di una ripresa delle nostre capacità competitive. A causare le attuali difficoltà gestionali di una parte delle PMI concorrono varie ragioni, ma la principale può essere rintracciata nella governance delle imprese. Da qui una riflessione sulla necessità di favorire la presenza di dirigenti temporanei e a progetto e di consulenti di direzione nelle PMI, che sappiano organizzare e guidare l'azienda, con metodo e coerenza, dandosi una chiara strategia internazionale in grado di farla competere. Non è inutile ricordare che, quando le banche saranno a regime con le nuove procedure applicative secondo le regole dettate da Basilea 2, per rispondere a più stringenti normative per l'assunzione di rischio, non baseranno le istruttorie di finanziamento solo sull'analisi dei parametri economico-finanziari, ma saranno sempre più interessate a valutare indici di performance nonché strategie e programmi di attività future. Alla luce di questa analisi riteniamo che il rilancio del tessuto imprenditoriale italiano caratterizzato dalle PMI debba passare attraverso un'azione formativa importante e l'affiancamento manageriale, che sappia usare strumenti e metodologie in grado di avviare in tempi rapidi azioni di sviluppo. Questo è possibile attraverso iniziative che dovranno essere sia politiche sia economiche. Le risorse innovative di management dovranno essere più in linea con le necessità contenute nei progetti di sviluppo. Questo approccio tenderà a stimolare la naturale reattività del nostro tessuto economico e a creare autonome soluzioni a problemi quali l'innovazione tecnologica e il rispetto delle regole di Basilea 2, in quanto è proprio dalle norme di buona gestione strategica e operativa aziendale, oltre che dalla capacità di sviluppare forme moderne di marketing, che potranno nascere le soluzioni più adeguate. Si tratta di un risultato acquisito in altri Paesi europei dove la presenza di questi servizi manageriali contribuisce alla costante innovazione delle prassi manageriali, anche nei contesti imprenditoriali medio-piccoli che caratterizzano la realtà europea.
      L'articolo 1 definisce le finalità della proposta di legge, ossia consentire all'impresa di ottenere alcune agevolazioni fiscali e contributive in caso di assunzione di un dirigente temporaneo o a progetto o di un consulente di direzione qualificato a tempo determinato.
      L'articolo 2 definisce le diverse tipologie di dirigenti temporanei o a progetto e di consulenti di direzione, denominati «facilitatori», cui si applicano le norme contenute nella proposta di legge.
      L'articolo 3 identifica i particolari requisiti che il facilitatore deve possedere per poter esercitare la sua opera, consentendo all'azienda di ottenere gli sgravi contributivi e previdenziali previsti.
      L'articolo 4 stabilisce che beneficiarie della normativa saranno soltanto le PMI, come definite in base ai parametri dimensionali vigenti.
      L'articolo 5 chiarisce che l'utilizzo del facilitatore è ammesso solo per processi gestionali innovativi o per il ricambio generazionale dell'impresa.
      L'articolo 6 prevede le modalità per l'applicazione dei benefìci.
      L'articolo 7 valuta l'onere derivante dall'attuazione della legge in 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, in termini di minori entrate fiscali e di maggiori oneri previdenziali figurativi, e provvede alla relativa copertura finanziaria.
 

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